mercoledì 18 febbraio 2015

Resilienza a scuola


In qualità di educatori bisogna sempre considerare le potenzialità inesauribili della persona umana, con la resilienza queste si manifestano quando la persona riesce a far fronte in maniera costruttiva ad una difficoltà che invece avrebbe potuto schiacciarla.

La resilienza può riguardare bambini che non riescono ad integrarsi nella vita del gruppo di classe, che non stanno al passo con i programmi, che non riescono a costruire relazioni serene con i loro insegnanti e i loro genitori ecc.. Sono insomma bambini che si portano dietro una difficoltà ma, c'è appunto la possibilità di trasformare questo dolore in una nuova sensibilità e traino per la propria crescita umana.

Proporre questo approccio può contribuire a superare l'attuale tendenza a etichettare i bambini con vecchi e nuovi disturbi, e il conseguente rischio che il bambino sparisca dietro il suo "disturbo". La psicologizzazione talora dilagante può depauperare gli insegnanti dei ferri del mestiere, come capita quando per ogni bambino che ha un problema si chiama subito lo psicologo, prima di chiedersi da dove nasca il problema, se il problema è tale e come mai noi ce lo rappresentiamo così, qual è la rappresentazione di esso che hanno i genitori e il bambino stesso, in un atteggiamento di ascolto delle loro voci e di reale partenariato in cui si evidenziano piccole, concrete, praticabili soluzioni condivise che diano la possibilità di monitorare, passo per passo, gli invisibili cambiamenti, non delegando al clinico ma riappropriandosi di quanto può fare l'educazione.


Nel prossimo post del blog vi presenterò una modalità di presentazione di questo tipo di tematica a bambini ma anche ai genitori che stanno attraversando un momento di instabilità.

Questo testo è stato tratto dal quaderno pedagogico "Educazione, pentolini e resilienza" di Marco Ius e Paola MIlani.

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