mercoledì 25 febbraio 2015

Chi è Margherita? 

Il tutore di resilienza


I tutori di resilienza sono "soffiatori d'anima" (Cyrulnik, 2007) in grado di restituire interamente i bambini e i loro genitori alla "vita", mettendo in atto alcune semplici attenzioni che creano catene di sviluppi positivi nei diversi sistemi ecologici (Parens, 2008). 

Il tutore di resilienza:
  • accoglie, dedica tempo, riconosce e conosce, chiama l'altro per nome ed è curioso di incontrarlo nelle sue caratteristiche (Musi, 2011);
  • offre una presenza stabile e duratura nel tempo, che permette di sviluppare un senso di attaccamento e di appartenenza reciproca in cui ciascuno può contare sull'altro;
  • valorizza, stimola le capacità e le curiosità, favorendo il percorso di apprendimento e la scoperta delle proprie passioni e delle proprie risorse;
  • permette le domande, le accoglie e le stimola come via per la ricerca di senso;
  • ascolta con empatia;
  • rende possibile ri-costruire la storia, permettendo alla persona di organizzare il suo "romanzo" all'interno di una storia unitaria (identità narrativa di Ricoeur, 1986-88). Offre un filo rosso che garantisce la continuità nella crescita e consente ai bambini di conoscere e comprendere, nelle modalità adatte a loro, anche i momenti più "oscuri".
  • costruisce e propone senso, ossia nuova significazione ai fatti attraverso la parola;
  • racconta storie offrendo modelli positivi a partire dalle storie altrui e fornendo in tal modo le "parole" per raccontare la propria storia;
  • permette e sostiene il tutoraggio fra bambini;
  • trascorre momenti piacevoli con i bambini e con i genitori;
  • agisce nei contesti informali e formali;
  • affianca e non sostituisce (co-educa);
  • non agisce da solo ma coinvolge il più possibile gli altri.
Testo tratto dal quaderno pedagogico "Educazione, pentolini e resilienza. Pensieri e pratiche per co-educare nella prospettiva della resilienza a scuola" a cura di Marco Ius e Paola Milani

venerdì 20 febbraio 2015

...Il pentolino di Antonino 

Isabelle Carrier

Kite Edizioni 2011, Padova, traduzione di Marco Ius e Paola Milani


Nel post precedente vi avevo detto che avrei presentato una modalità per introdurre l'argomento "superamento delle difficoltà" a scuola, ai bambini o per parlare di una certa tematica come quella  della diversità anche ai genitori dei bambini. Vi consiglio allora la lettura di questa storia figurata: "Il pentolino di Antonino" che ben fa capire in tutta la sua semplicità le difficoltà che può incontrare un bambino "diverso", che si porta dietro una difficoltà, che si trascina dietro questo pentolino così evidente a tutti e che lo porta ad avere difficoltà nei rapporti con gli altri.

Questo libricino fa capire che:

  • le difficoltà accadono e non si sa il perché;
  • a causa di ciò si è diversi;
  • questa diversità deve essere guidata verso il superamento della difficoltà e l'acquisizione di nuove abilità.
Antonino trova nel suo percorso la signora Margherita, sarà proprio lei a guardarlo per la prima volta con occhi diversi, a farlo uscire dal guscio e a guidarlo verso il superamento della difficoltà e nuove abilità. Alla fine i due si separano e ciò sta a significare che si è concluso il rapporto educativo, Antonino ricorderà per sempre la sua Margherita ma è giusto che dopo essere stato accompagnato per un po' Antonino continui da solo il suo cammino. Margherita è per Antonino il suo tutore di resilienza, nel prossimo post spiegherò chi è questa figura e la sua importanza.

Il buon educatore lavora per annullare sé stesso. 




mercoledì 18 febbraio 2015

Resilienza a scuola


In qualità di educatori bisogna sempre considerare le potenzialità inesauribili della persona umana, con la resilienza queste si manifestano quando la persona riesce a far fronte in maniera costruttiva ad una difficoltà che invece avrebbe potuto schiacciarla.

La resilienza può riguardare bambini che non riescono ad integrarsi nella vita del gruppo di classe, che non stanno al passo con i programmi, che non riescono a costruire relazioni serene con i loro insegnanti e i loro genitori ecc.. Sono insomma bambini che si portano dietro una difficoltà ma, c'è appunto la possibilità di trasformare questo dolore in una nuova sensibilità e traino per la propria crescita umana.

Proporre questo approccio può contribuire a superare l'attuale tendenza a etichettare i bambini con vecchi e nuovi disturbi, e il conseguente rischio che il bambino sparisca dietro il suo "disturbo". La psicologizzazione talora dilagante può depauperare gli insegnanti dei ferri del mestiere, come capita quando per ogni bambino che ha un problema si chiama subito lo psicologo, prima di chiedersi da dove nasca il problema, se il problema è tale e come mai noi ce lo rappresentiamo così, qual è la rappresentazione di esso che hanno i genitori e il bambino stesso, in un atteggiamento di ascolto delle loro voci e di reale partenariato in cui si evidenziano piccole, concrete, praticabili soluzioni condivise che diano la possibilità di monitorare, passo per passo, gli invisibili cambiamenti, non delegando al clinico ma riappropriandosi di quanto può fare l'educazione.


Nel prossimo post del blog vi presenterò una modalità di presentazione di questo tipo di tematica a bambini ma anche ai genitori che stanno attraversando un momento di instabilità.

Questo testo è stato tratto dal quaderno pedagogico "Educazione, pentolini e resilienza" di Marco Ius e Paola MIlani.

martedì 17 febbraio 2015

Lettura e resilienza: una connessione intrigante

La resilienza, come abbiamo già detto, è quella capacità degli esseri umani di superare eventi tragici, avendo la possibilità di apprendere dall'esperienza vissuta e di capitalizzarla per il futuro, così da essere di nuovo in equilibrio. La resilienza è un processo adattivo. 

L'esperienza di vissuti di cura e di attenzione fanno sì che il bambino possa esprimere fiducia nel futuro. La sensibilità e la responsività, ovvero la capacità genitoriale di reagire in modo adeguato, sostengono il bambino in questo percorso influendo su molte abilità. Ciò è legato significativamente alle competenze narrative e nasce in un percorso interiore di sistematizzazione degli eventi, che porta il bambino ad imparare progressivamente ad esprimere i propri bisogni e il proprio sentire anche nel caso di eventi negativi. Raccontando e sentendo raccontare il piccolo diventa protagonista del suo cambiamento, dell'attivazione di comportamenti positivi che facilitano l'introduzione di un buon senso di sé. I tempi del bambino sono più o meno lunghi perché richiedono dei processi di elaborazione per dare un senso a quello che vedono. 

Offrendo l'opportunità di conoscere diverse tipologie di libri fin da quando il bambino è piccolo, significa utilizzare un supporto educativo di gran rilievo con contenuti cognitivi, affettivi, sociali, relazionali. Quando il bambino richiede la rilettura dello stesso testo significa che da esso ha ancora da imparare, che desidera rinnovare un momento piacevole trascorso insieme all'adulto. Quando il testo è ben memorizzato questi momenti, pregni di affettività, consentono al bambino di lasciar vagare la mente alla ricerca di connessioni inedite, trasversali alla realtà e alla fantasia. La comprensione dei contenuti passa per un processo, che il bambino sviluppa progressivamente, di "messa in ordine" delle diverse sequenze della storia secondo elementi logici che si poggiano sugli schemi consueti di inizio, sviluppo degli eventi e conclusione. Per imitazione il bambino introietta questa modalità diventando lui stesso narratore, fingendo di saper leggere, e imparando i testi a memoria che poi ripete ad altri bambini e agli adulti, reinterpretando storie e racconti e utilizzando queste modalità per raccontare qualcosa di sé.

La narrazione aiuta a comprendere e ad interpretare il proprio e l'altrui sentire, permettendo di entrare in empatia emozionale con altri vissuti come ad esempio quelli dei personaggi nei quali il bambino si immedesima, comprendendone così le emozioni e riuscendo a prevedere gli sviluppi di un comportamento e di un'azione. Nei processi narrativi il pensiero del bambino viene sollecitato a organizzare e a prevedere accadimenti che potrebbero verificarsi nella realtà.

 Le storie diventano, allora, il filo di un gomitolo che il bambino arrotola e srotola a piacimento, sperimentando diverse alternative e, come diceva Calvino, si accostano "ai destini di molti uomini e donne". Più il repertorio mentale di storie e immagini è ricco più il bambino amplierà la percezione delle sue possibilità, accogliendo modi di comunicare variegati e formulando ipotesi differenti. L'instaurare di abitudini di lettura di libri diversi che presentano testi e immagini non stereotipate e semplicistiche favorisce l'introspezione e il rinforzo dell'autonomia e della resilienza. 



Invitiamo quindi i genitori ad osare, a coinvolgere i bambini in letture imprevedibili che scardinino certezze e coinvolgano in dialoghi fruttuosi e profondi.


Testo estratto dalla rivista "Bambini" articolo di Alessandra Sila, Segreteria Nazionale Nati per leggere.